“Tutto al mondo
passa,
e quasi orma non
lascia.”
UN CASTELLO
CON ANTICO BORGO DA TUTELARE E VALORIZZARE
di
Richiamo di seguito un mio articolo risalente
nel tempo per riproporre l’appello di allora, mentre Castrocucco di Maratea ha
visto, al mattino del 30 novembre 2022, venir giù dai piedi del castello una
ennesima frana, questa volta di particolare gravità e per fortuna senza alcuna
vittima, sino alla strada statale 18 ed alla parte di spiaggia sottostanti (la
prima da allora è chiusa al traffico tranne, con limitazioni, nel periodo
estivo e la seconda con interdizione all’accesso e alla balneazione):
Faccio mio l’appello “a tutti coloro che
possono fare qualcosa: amministratori pubblici, associazioni, enti, privati”,
lanciato da Santino Gallorini su “L’Eco di Basilicata” del 15 settembre 2015
con articolo dal titolo “Il Castello di Castrocucco di Maratea: un tesoro da
salvare”.
Un pomeriggio di fine agosto il Gallorini,
alzando gli occhi al cielo verso il Castello di Castrocucco, vi ha visto
sventolare una grande bandiera rossa con croce bianca al centro, e,
assicuratosi che non si trattasse di un sogno, ha attribuito a quella bandiera
che sventolava, collocata lassù da chissà chi, una funzione rivitalizzatrice
dell’antico maniero, il cui indiscusso fascino appariva ingigantito e tale da “non
farlo sembrare solo un rudere in attesa della definitiva scomparsa”.
L’illustre autore dell’articolo, che si
recava da Maratea verso la Calabria, costeggiando la stupenda costa tra Torre
Caina e La Secca, scrive:
“Castrocucco meriterebbe di essere salvato.
Messo in sicurezza, restaurato, riutilizzato. È un luogo magnifico, da cui si
gode un panorama irripetibile sul Golfo di Policastro, sulla costa della
Calabria cosentina, sulla valle del Noce, sui vicini resti dell’antica Blanda.
Potrebbe diventare sicuramente un valore aggiunto per la zona.
Castrocucco ha una storia di tutto rispetto….
Castrocucco è composto da un castello, con
abitazione padronale, ampia cisterna per raccogliere acqua piovana e alcune
povere casette: esso è circondato da mura, con la porta che si apre ad una
semplice chiesetta orientata, che lascia ancora intravedere tracce di affreschi
sulla porzione absidale”.
E scrive ancora:
“Proviamo a salvare questo luogo della
memoria, salviamo Castrocucco, ma anche Torre Caina e le altre torri
costiere…Se Maratea chiede di entrare tra i Beni del Patrimonio UNESCO, si
trovino gli strumenti per restaurare e valorizzare i suoi gioielli”.
Aggiungo: Salviamo questo luogo della
memoria, prima che sia troppo tardi e prima che il tempo cancelli
definitivamente anche i ruderi rimasti a sfidarlo e sui quali è importante
veder, comunque, sventolare ancora “una grande bandiera rossa con croce bianca
al centro”, simbolo di vita passata e presente, premonitrice di vita futura.
Bene, anzi male, molto male, ove si consideri
la pur possibile prevedibilità di un tale evento, per così dire, annunciato e
preceduto da precedenti frane dal costone sottostante l’antico maniero, alle
quali si è fatto in qualche modo fronte di volta in volta, lasciando comunque
in totale abbandono la parte a monte, ove insistono i ruderi dell’antico
villaggio con i ruderi del castello gravanti in parte sullo sperone di roccia
lato mare, reso instabile dall’inesorabile trascorrere del tempo.
Ora non manca anche chi pensa, sino magari a
proporlo, allo sbrigativo ricorso alla dinamite per eliminare il tutto a monte,
castello compreso, con un sacrificio che sarebbe necessario per la messa in
sicurezza del costone e della sottostante parte di ss. 18.
Sembra che tali “pensatori”, per fortuna ben
pochi, ignorino o facciano finta di ignorare che quel sito a monte è così
descritto in https://catalogo.beniculturali.it :
Catalogo generale dei Beni Culturali.
Catalogo • Beni architettonici e
paesaggistici
Castello di Castrocucco
Maratea, - 1664/00/00
Il castello è accessibile, con moltissima
difficoltà, solo da un sentiero che si arrampica alle spalle della frazione
omonima e che, poi, confluisce in una pineta a monte della strada statale.
Nonostante lo stato di rudere, sono ancora ben distinguibili alcuni elementi,
come la porta di accesso, alcuni bastioni posti agli angoli della struttura e
tratti del cinto di mura. Nei pressi del castello sorgono le rovine di un
antico borgo, sviluppatosi probabilmente in seguito all'edificazione della
struttura medioevale. Sono presenti i resti di oltre 20 edifici, di una torre
di guardia, delle mura di cinta e di una chiesa, che la tradizione popolare di
Maratea vuole fosse dedicata a San Pietro. All'interno di questa si rilevano
cripte e residui di antiche pitture, ancora parzialmente visibili malgrado la
secolare esposizione alle intemperie. Dentro il recinto del castello c’era
anche la chiesa di S. Maria, sede della parrocchia successivamente dedicata a
S. Michele Arcangelo. Possiamo tracciare un vago disegno del castello grazie a
delle descrizioni fatte nel XIX secolo, in cui i resti erano ancora un po’ più
leggibili. Il castello «aveva de’ forti Baloardi
negli Angoli, e per una sola porta verso Oriente, entrare si poteva. Vi erano
di vantaggio, come tuttavia si vedono, non ostante che da Secoli derelitto il
locale venti case di numero, composte di due membri, ed un Palazzo grande,
esteso, magnifico, che offre un disegno, rozzo antichissimo». Le stanze di
questo palazzo, che occupa, per la precisione, l’angolo nord-ovest della
struttura fortificata, erano già «tutte in rovina, ed in alcuni vedesi solo il pavimento, fatto di calcestruzzo. Non si
trova conserva o cisterna alcuna per l’acqua, od almeno ora non ne apparisce
traccia tra tante ruine». Al centro della
fortificazione «esiste un vano o cortile scosceso; nell’alto di questo vano
trovasi la parte più fortificata del castello posta verso settentrione… Molti
buchi di balestrieri trovansi ancora alle mura esterne del Castello. Non vi
appariscono vestigia di saracinesche alle porte». «Una torre tonda, in parte
diruta – e tuttora esistente – trovasi, vicino all’ingresso del castello che è
rivolta ad oriente: questa torre ha dei buchi per balestre od archibugi, ed ha
due buchi tondi per colubrine. Alcune case erano fuori il cinto del castello, e
costituivano un piccolo villaggio: che si estendeva tra oriente e mezzogiorno,
sul ciglio di una collina, la quale congiunge il promontorio di Castrocucco ai
monti contigui. Queste case non erano molte, non oltre forse una cinquantina,
ed in qualche punto apparirebbero gli avanzi di un muro di cinta».
Voglio augurarmi basti l’appartenenza del
sito al catalogo dei Beni culturali a rinfrescare la memoria di quanti sembra
abbiano dimenticato che nel 2005 quel castello è stato sottoposto a tutela dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali e tutta l'area circostante è stata
individuata quale Sito di Interesse Comunitario.
Ed ecco, ancora, tutta l’attualità di quell’appello
iniziale, rinnovandolo con maggior vigore, perché non rimanga ancora
inascoltato e si possa finalmente provvedere, anche in modo graduale, alla
tutela e valorizzazione di quel Bene culturale di Maratea e della Basilicata,
un vero e proprio tesoro da salvare, con opportuna iniziativa della competente Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata.