Quando le donne si ascoltano
Raccontarsi
a colori: un incontro tra parole e pittura, tra Sicilia e Maratea
Mi affaccio alla giornata con un pizzico di
emozione tra poco incontrer una donna che ha attraversato la sua vita con la forza
della creativit: Giusi Ciagola, pittrice originaria
di Ribera, in provincia di Agrigento, che da 46 anni
vive a Maratea. Ci troviamo in un luogo che da anni cuore pulsante della
cultura marateota: Villa Tarantini, sede del Centro culturale Jos Cernicchiaro, dove attualmente
in corso la mostra personale dellartista: Anime mediterranee. Lesposizione,
stata inaugurata il 31 luglio scorso alla presenza del
sindaco avv. Cesare Albanese, ha visto la partecipazione di numerosi ospiti e
appassionati. A rappresentare il Centro culturale per la
presidente Marianna Trotta, lavv. Emanuele Labanchi.
Altro ospite deccezione ling. Micalizzi che ha
recensito le opere esposte, e infine io stessa, in qualit di
ideatrice del blog Millepiroette.com, progetto che da tempo segue e valorizza
artisti e voci creative. I dipinti di Giusi, raccolte in questa mostra
visitabile fino al 3 agosto 2025, raccontano un universo profondamente
femminile, fatto di memorie, sogni, assenze e ritorni. proprio da questo
intreccio di vita e arte che nasce il nostro dialogo. Un dialogo che presto
lascia il contesto giornalistico e si trasforma nel
racconto di due amiche che si scambiano riflessioni sullarte e la creativit. Ho
voluto dare il titolo a questa narrazione appunto Quando le donne si
ascoltano perch noi ci siamo proprio ascoltate e le
nostre menti hanno danzato tra pittura e parole.
In
questa conversazione intima, Giusy ha descritto con sincerit il suo percorso
umano e artistico, parlando del legame profondo con le sue radici, della scelta
damore che lha portata a trasferirsi in Basilicata e del valore che la
pittura ha assunto nella sua vita.
Una donna, una madre, una rinascita
Giusy Ciagola si racconta:
Vivo a Maratea da 46
anni. Sono nata in Sicilia, a Ribera, in provincia di Agrigento. Mi sono
trasferita qui da ragazza per amore. Solo dopo il matrimonio ho concluso gli studi magistrali.
Siamo sedute
una di fronte allaltra e intorno a noi, le pareti della biblioteca sembrano
ascoltare in silenzio, custodi di una memoria che rinasce attraverso le sue
parole. Fuori, il sole picchietta sulle persiane, e le cicale fanno da
sottofondo a questo racconto di vita e passione.
Mi guarda, si ferma per un attimo come a ordinare i
pensieri:
Lasciare
la Sicilia non stato facile. A Ribera avevo le mie radici, la mia famiglia. A
Maratea non conoscevo nessuno, non avevo parenti. Ero sola. stato un distacco
doloroso, anche se dettato dall amore. Dopo il
diploma ho iniziato a insegnare, ma poi arrivato mio figlio. Ho fatto una
scelta. Non ho pensato alla carriera, ma alla famiglia. Quel bambino
rappresentava tutto per me. Era come se portasse dentro tutte le persone che
avevo lasciato nella mia terra. Le vedevo riunite in ununica vita. con lui
che ho ritrovato me stessa.
Dopo quattro anni dalla sua nascita arrivata la
mia bambina. Mi sono dedicata alleducazione dei miei figli, e ho avuto la
gioia di vederli crescere, studiare, laurearsi.
Ma poi, nel
2019, un evento ha determinato un punto di svolta: un incidente stradale.
stato grave. Mi sono fratturata il piede in pi parti, sono finita sulla sedia
a rotelle. I medici mi dicevano che non avrei pi camminato. In quel periodo ho
vissuto momenti di grande scoraggiamento. I miei figli erano ormai lontani,
realizzati, uno avvocato, laltra stilista. Io mi sono
ritrovata sola. Ricordo un momento preciso: ero sotto il portico della mia casa
a Marina di Maratea che affaccia sul Golfo di Policastro, da sola, guardavo il
mare e la natura intorno a me. A un certo punto una voce che veniva dal mio
profondo mi sussurrava qualcosa che ancora oggi non riesco a decifrare
ma ricordo il senso di quei sussurri perch ho iniziato a vedere i colori di
quel paesaggio. Ogni giorno qualcosa cambiava: la luce, il mare, le sfumature.
E l nata la voglia di dipingere. Ho cominciato con piccoli oggetti: pietre,
legnetti, conchiglie. E piano piano qualcosa cambiato. Dipingere mi faceva
dimenticare il dolore, la solitudine. Era come entrare in un altro mondo. E
cos anche adesso quando dipingo entro in uno stato di trance. Io in quel
momento non cercavo la pittura: era la pittura che
cercava me. stato il mio modo per ricominciare, per sentirmi viva, donna,
persona. Non solo madre. E oggi posso dire che larte mi ha salvata.
Mi ha restituito a me stessa.
Gli occhi di Giusy si accendono e con energia:
E Sai quando
io mi allontano — per motivi di famiglia — mi capita di sognare!
Mentre dormo sogno di dipingere qualcosa. Un dipinto nasce proprio in questi
momenti. Magari vedo unimmagine, e poi la rielaboro. Prendo la tela, la avvicino
a me e la guardo, la miro. Sai quando tu contempli qualcosa? In quella tela
bianca io vedo gi il dipinto finito. Poi prendo i colori, il pennello e da l
parte tutto.
E ti capisco, -ribatto non per soffocare il suo
discorso ma solo per sostenere quanto Giusy racconta
sullidea che origina i suoi quadri - perch io ho scritto un racconto dal
titolo La mia amica ninfa. una dea dei boschi che non pienamente
consapevole delle sue potenzialit creative. Quando che lei crea? Lei Crea
nel sogno. Nel sogno, s! E quindi sono contenta perch trovo riscontro di quanto dici in questa mia intuizione letteraria. Perch nel
sogno si esprime la leggerezza, la libert. Perch ci
liberiamo dalle paure. Dalle paure del giudizio degli altri. Che cosa pensano
gli altri? Sono brava? Bisogna lasciarsi andare, liberarsi: larte d spazio a
tutti quelli che vogliono tradurre la realt in bellezza soggettiva e regalarla
a chi appare piatta. Larte ha un dono intrinseco inclusiva e non selettiva.
Tutti se sentono il bisogno di esprimersi hanno il diritto di farlo. Tutte le
arti sono terapeutiche e questo ormai risaputo.
Presa dalla magia dello scambio che si sta creando
intorno a noi continuo:
Mi vengono
in mente i simbolisti francesi che collocavano latto creativo in una
dimensione sospesa tra la realt e lirrealt, un territorio dellinconscio
dove si sviluppa la vera creativit. Loro cercavano questo stato per accedere a
una forma di ispirazione quasi mistica: alcuni come Bodelaire, come sappiamo, facevano uso anche di sostanze
per esaltare le percezioni, alla ricerca del divino, di una verit altra e
profonda. Ma il sogno, gi da solo, quel ponte.
uno spazio che ci appartiene e nel quale tutto pu accadere. E infatti, quello che tu mi stai raccontando proprio
questo: larte, nel tuo caso, ti ha salvata. Poteva anche accadere che potessi cadere in uno stato di abbandono ma non mi piace
questa espressione.
Giusi preferisce il termine tristezza. In uno stato
di Tristezza e continua:
Io sono
una donna resiliente, perch ho superato tante difficolt. Le ho trasformate,
traendone il bene.
Ritorniamo a parlare del legame con la Sicilia che
spesso diventa il soggetto dei dipinti di Giusy. Molti sono i quadri esposti ma
la nostra attenzione si ferma solo su alcuni, quelli pi rappresentativi della
sua arte e riprende dicendo:
Tutte le
volte che io lascio la Sicilia vivo emozioni molto forti. Ogni volta che sono
sul traghetto e vedo la costa allontanarsi, mi sento come se stessi lasciando
una parte viva di me. E quando ritorno, come se ricucissi un legame. Quel
passaggio, quel tragitto, per me simbolico. Per questo la "Ragazza sul
traghetto" stata la mia prima opera: una figura emblematica,
che sintetizza il distacco e il ritorno, la malinconia e lattesa. Devo sottolineare per che la Sicilia sono riuscita a dipingerla attraverso
i colori di Maratea. A Maratea la luce diversa, avvolgente. una luce che
non ti invade, ti accompagna. Mi ha aiutata
a vedere meglio anche la mia terra, perch prima non riuscivo a tradurla, non
avevo gli strumenti per farlo. La natura cos imponente del territorio di Maratea
mi ha insegnato a osservare. Ecco perch dico che la mia arte un ponte: tra
Maratea e la Sicilia, tra il vedere e il ricordare, tra quello che c' e quello
che non posso pi vivere ma che, attraverso la pittura, continua a esistere.
A questo punto le chiedo: Giusy, come vivi il tuo
legame con la tua terra attraverso larte?
La risposta pu sembrare banale ma cos: con i
ricordi, perch, non potendo vivere la mia terra, intendo non solo Ribera, ma tutta la Sicilia, la vivo attraverso le tele. Ogni
pensiero lo traduco sulla tela, ogni ricordo si trasforma in colore, ogni
pennellata un frammento di memoria. I colori diventano emozioni, diventano
Sicilia.
Quale immagine simbolica rappresenta questo
legame?
Prima
ancora di dipingere Ribera o altri scorci della Sicilia, come ti dicevo prima
ho realizzato La ragazza sul traghetto. un quadro molto importante per me,
perch da l tutto ha avuto inizio: l che lascio e torno nella mia terra. Tutte
le volte che lascio la Sicilia, provo le stesse emozioni: dolore, nostalgia,
amore. In quel dipinto ci sono tutte queste sensazioni: la ragazza guarda
Messina mentre il traghetto si allontana dal porto. triste, come se lasciasse
sua madre per la seconda volta. Nel porto cՏ la Madonna della Lettera, la
protettrice di Messina, che promette sempre un ritorno. Ed cos, io mi
riprometto di tornare. Quindi quel primo quadro un
autoritratto, fatto per me ma anche per tanti siciliani che si sono
riconosciuti in quella ragazza. Questo quadro piaciuto a tanti, e credo sia
perch autentico.
Osservo lo sguardo di Giusy che si rivolge allo
scorcio del centro storico di Maratea che fa capolino dalle imposte delle finestre
di Villa Tarantini e allora le rivolgo unaltra domanda:
E Maratea?
Che ruolo ha nella tua pittura oggi?
Maratea
il mio presente. Il primo soggetto che ho dipinto qui stato il Porto. Perch il Porto per me
non solo un approdo fisico, anche un legame con ci che intendo io per vita.
Maratea il luogo dove ora giungo con i miei sogni, la mia arte e la mia
esperienza. Penso che il mare sia quel punto di raccordo tra i tuoi due mondi.
Io aggiungo: Infatti,
interessante questa riflessione: perch parti e arrivi in un altro posto. Ecco! Il porto
la nostra ancora di salvezza. No? Perch, da quello che mi arriva dalle tue parole proprio questo il punto: la nostalgia. Come se la
nostalgia e la mancanza, ci desse quello spunto,
quellinput per ritrovare le nostre radici e riproporle in una forma darte. Nel
tuo caso la pittura, nel mio caso la scrittura lo
stesso bisogno. E a proposito di arte, di Maratea e di luce, anche Angelo
Brando ne stato ispirato. Lui il pittore che ci rappresenta, marateota, venne colpito – proprio come noi – dalla luce,
dai colori del tramonto del suo paese. Non so se hai visto i suoi quadri, ma
dovresti. Io li ho trovati impressionanti. CՏ una luce che ti abbaglia, ti
entra dentro. Mi sono chiesta spesso come abbia fatto
a rendere quei colori. Ho studiato un po il suo percorso anni fa, i suoi
quadri si trovano nella pinacoteca del Palazzo De Lieto nel centro storico.
Ecco, mi piacerebbe vederla insieme a te, davvero!
Perch quei quadri mi hanno toccato profondamente, e in qualche modo mi hanno
ispirato nel mio ritorno a Maratea.
Giusy incalza:
Mi fai ripensare
allincidente perch, quando sono uscita dalla macchina, ho visto il cielo
farsi improvvisamente giallo, come il sole. Giuro! Giallo. Mi sentivo
abbagliata da quella luce fortissima. Ho detto a mio marito: Guarda non ci
vedo pi! Pensavo che fosse colpa dei vetri, che mi avessero accecato. E
invece era proprio quella luce. Era come guardare il sole ed esserne accecata. Poi,
piano piano, quella luce si ritirata, andata via. E se tu guardi bene le
mie opere, nella maggior parte dei miei quadri cՏ sempre una luce. CՏ sempre
un giallo. Una luce, una presenza luminosa.
Faccio un giro panoramico con lo sguardo sulle sue
tele disposte su cavalletti intorno alle pareti della biblioteca e come se
volessero intervenire nel nostro discorso. Diverse tele ritraggono soggetti
femminili. Resto colpita dallo sguardo di queste donne. Giusy sembra che abbia
compreso la mia prossima domanda e senza che io chieda nulla.
Lei:
Ma le mie
donne non sono mai tutte uguali. Mi piace cogliere e fissare sulla tela ogni
fase della vita di una donna: dallet giovanile a quella adulta e di tutte le
etnie. Le persone che vedono le mie mostre notano sempre lo sguardo delle mie
donne. uno sguardo particolare. In ogni dipinto, credo che ogni artista metta
un po di s. Io non dipingo perch mi piace semplicemente un volto, ma perch
in quegli occhi ci vedo me stessa. Anche nelle donne che sono profondamente
diverse da me in realt io trovo me stessa.
Ad esempio, questo quadro qui- si volta e indica: Anami Kizara, la mamma Eritrea
con la bambina- Lho dipinto durante un viaggio a
Brescia. Le ho viste sul treno, una mamma con sua figlia. E mentre le
osservavo, ho riconosciuto anche un po me, quando viaggiavo da sola con i miei
bambini. Anche se sei lontana da casa, anche se ti sposti, come donna porti con
te la tua forza. Intendo la forza di proteggere e di dare sostegno a un bambino
in questo caso. E in quello sguardo cՏ questa fierezza. S, vero, sto
viaggiando da sola con mia figlia, ma sono capace di affrontare tutto. Sai a
volte le persone pensano che la bellezza sia nei dettagli perfetti, nella
precisione delle forme. Ma per me, la bellezza vera
nello sguardo. Io parto sempre dagli occhi. da l che parte tutto:
unemozione, un ricordo, una storia. Quando guardo una donna — qualsiasi donna — non vedo la pelle, il vestito, il turbante.
Vedo quello che gli occhi raccontano. Ci sono sguardi che portano dentro la
lontananza, la fatica, la nostalgia, ma anche la dignit, lorgoglio, la forza.
Come quelli delle donne che arrivano da altri Paesi, che magari svolgono lavori
umili, ma hanno una luce che ti ferma. Io ho vissuto sulla mia pelle cosa
significa sentirsi "ospite" in una terra nuova. Anche se la Sicilia e
Maratea non sono poi cos lontane, quando arrivi in un luogo che non tuo, ti
porti addosso un senso di distanza. Allinizio sei diffidente, ti chiudi un po, osservi. E io questo lo riconosco in quelle donne che arrivano da
lontano, cՏ quella stessa fierezza, quel bisogno di trovare uno spazio, un
equilibrio. E allora la mia pittura cerca questo: non di rendere belle le donne
con gli ornamenti, con le stoffe, con i colori sgargianti ma di far parlare la
loro anima. Perch ogni donna ha dentro un mondo, e io
cerco di tirarlo fuori, di raccontarlo sulla tela.
Non voglio fermare Giusy perch le sue parole
assomigliano quasi ad una formula per lei magica e
voglio che continui. Mi indica un dipinto
Labbandono:
Ecco, quella
bambina l, quella che piange piange s, ma con dignit. Non urla, non si
dispera. Sta l, col viso abbassato, eppure quegli occhi parlano. Dicono tutto.
Come a dire: "Mi hai lasciata, va bene. Io per
ti aspetto." questo che mi colpisce. La forza dellabbandono. una cosa
che ti segna, ma che non ti spezza. Ecco perch nei miei quadri gli occhi sono tutto. Non le mani, non il corpo, non i vestiti –
quelli vengono dopo. Il vero volto di una persona nello sguardo. Quando disegno,
anche una figura interamente coperta dal vestito, anche una donna con il
turbante o col viso appena accennato dagli occhi che la mostro. Perch io
voglio che parli senza dire una parola. Che comunichi, anche senza muovere le
labbra. Ci sono dei visi nei miei quadri che non sembrano dei veri volti. S! Qualcuno
dice: Ma come, non ha fatto neanche il naso, non ha dato la forma precisa
No. Perch non serve. Se quegli occhi ti guardano e tu senti qualcosa allora
il quadro ha funzionato. Allora vivo.
Ritorniamo sull Abbandono
e Giusy mi spiega che questo quadro ha vinto un premio:
Si un premio, un concorso
internazionale Barone Antonio Mentola a Favara (AG)
proprio lo scorso 19 luglio con una cerimonia pubblica certo, stato tutto
molto emozionante. Ma la vera vittoria era che
qualcuno, guardando quegli occhi — gli occhi della mia bimba sulla tela
— si commosso. stato toccato. Ed l che capisci che il tuo lavoro,
la tua passione, la tua arte hanno un senso.
La bambina ha dentro tutta la tensione dellattesa,
tutto il bisogno di appoggio, di conforto. Poggia le mani sulla porta il modo
per dire: Sto bene anche da sola ma ti aspetto. Non una bambina che cerca
qualcuno per forza, no! una bambina che sa stare al mondo. E allora —
dice Giusy, stringendo con forza il suo taccuino mentale fatto di emozioni
— ho capito che quello che avevo messo su quella tela era stato davvero
compreso. Non solo visto. Non era solo un dipinto, era un sentimento dipinto.
Quella bambina, quel gesto dabbandono pieno di dignit, quello sguardo che
parlava anche senza pronunciare parole... era arrivato.
Aveva parlato. E non importa se a volte ti dicono: ma solo un volto, solo una scena. No. Non mai solo Perch, quando dipingo,
non metto solo colori. Metto quello che ho dentro. E
io — continua Giusy, con la voce che ora si fa pi morbida ma carica
— ho tanto amore dentro, anche se spesso un amore malinconico. Come in questaltro quadro Amore
universale che ha vinto il primo premio Pittura tradizionalista al concorso Arte
San Valentino a cura di Sonia Demurtas, Vibo Valentia
a febbraio 2025. Come vedi la madonna ha le palpebre abbassate, ma lei sta
guardando il suo bambino. Non volevo concentrare locchio dello spettatore
sullo sguardo questa volta, ma doveva emergere esclusivamente il sentimento
dellamore, che ho voluto rappresentare con le sole braccia, accompagnate dal
movimento delle stesse palpebre della Madonna. Il pennello cos ha
rappresentato il concetto di protezione . Perch lamore della madre non ti
tradisce mai, lamore che resta anche quando tutto il resto svanisce quello
ci che cerco sempre.
Parliamo poi del blog Mille piroette-I diversi
volti dellarte e di come ci siamo conosciute? Un amico in comune ci ha presentate, Emanuele Labanchi.
Giusy sorride:
stato
per me prima di tutto un incontro tra donne. Prima ancora di parlare di arte e
del blog, io ho guardato la persona che sei. Quando mi trovo davanti a
qualcuno, io guardo sempre lintelligenza, il motivo per cui dovrei
confrontarmi. Non che mi basta prendere un caff e
dire comՏ gentile questa persona. Il caff si prende volentieri, per carit,
mangiare una pizza pure, ma quello che mi interessa
davvero il confronto. Quello vero! Quello che ti smuove! Con te questo
confronto arrivato subito, ed stato pulito, profondo. Da l nata anche la
nostra collaborazione sul blog. Quando sono stati pubblicati i miei contenuti
la prima volta, ho provato una cosa strana e bella: come se avessi avuto uno
specchio, non per guardarmi, ma per riflettermi nel mondo. Quel blog
diventato una stanza piena di specchi diversi, ognuno con la sua luce, dove posso
vedere altri artisti, altre parole, emozioni che non sono le mie, ma che
toccano anche me. E questo per me crescita. Io non mi sento mai arrivata.
Dipingo, e anche quando finisco un quadro, mio marito mi dice ma non lo avevi
finito?. E io torno l, perch sento che manca
qualcosa, che cՏ sempre qualcosa in pi da dire, da mettere. la ricerca
continua e mi muove. E il blog, in questo senso, come un salotto ideale, un
luogo di scambio vero. Anche se non ci vediamo, leggiamo. Anche se non ci parliamo
a voce, ci parliamo con quello che scriviamo e che
facciamo. una finestra aperta. E quando mi affaccio l, sento di potermi
mettere in gioco, anche con umilt, senza dover sembrare migliore di quello che
sono.
E poi, il blog Mille piroette-I diversi volti
dellarte che hai ideato — lasciamelo dire — non solo un
contenitore di immagini o testi. Tu hai pensato ad un vero e proprio spazio dellanima, un contributo
profondo allartista. Un contributo psicologico, artistico, umano.
Grazie,
Giusy, davvero. Ne sono felice.
E sono
contenta di farne parte. Per me un motivo in pi per continuare. Perch io
vivo da sola, in un luogo bellissimo ma isolato. Vivo a Marina di Maratea. A
settembre si chiude tutto. Fine agosto e poi... il silenzio. Non che posso
uscire e andare a visitare gallerie o partecipare ad
eventi culturali, come succede in citt.
Certo nei
mesi invernali, il confronto viene a mancare.
Esatto. Il
mio confronto, il mio respiro, questo blog. E poi il Centro
Culturale Jos Cernicchiaro.
uno scambio vivo, sincero, con persone nuove, artisti diversi, ognuno con la
propria visione. E tu riesci sempre ad aggiungere qualcosa, qualcuno di nuovo.
Gi... e
nei tuoi progetti futuri? Dopo la mostra di Ribera, quella
qui al Centro Culturale che hai in mente? A parte quello che dobbiamo
fare insieme, ovviamente!
Giusy (sorride):
Io non progetto mai nulla! Lascio tutto allimprovvisazione, alla chiamata
dellarte. Come dicevano i simbolisti francesi: il
visibile solo un pretesto per evocare linvisibile. Ecco, i miei progetti
nascono cos. Da unintuizione, da un sogno, da un dettaglio che mi chiama.
Ti arriva
lispirazione, e la segui.
S.
Ultimamente, ad esempio, la critica darte Anna Mamma mi ha contattata.
Ha notato i miei lavori e mi ha proposto una collaborazione bellissima. Una
poetessa sta scrivendo dei versi su un amore lontano, un amore
impossibile. Mi ha chiesto di rappresentare quel sentimento in un dipinto, per
farne la copertina del suo libro.
Che
meraviglia.
Ma vedi,
non sono io a cercare larte. E io rispondo.
Di Maria Carmela Brandi