PerchŽ il gioved“ di S. Biagio a Capo Casale ci piace cos“ tanto?

 

 

Luca Luongo

Il gioved“ della festa della traslazione delle reliquie di S. Biagio di Sebaste a Maratea  il giorno in cui tutti ci diamo appuntamento a Capo Casale. Qui, allĠingresso del Borgo (ora centro storico) di Maratea, il simulacro del santo viene spogliato del panno rosso e portato in trionfo in paese.

é momento molto accorsato della festa, forse quello pi sentito. Ma perchŽ ci piace cos“ tanto?

PerchŽ il panno rosso?

Partiamo dal panno rosso che copre la statua, perchŽ senza questo elemento questo momento della festa non potrebbe esistere.

Abbiamo giˆ visto in un articolo precedente le circostanze e i modi in cui, nel 1695, nacque la festa di maggio cos“ come la conosciamo oggi.

Nel XVII secolo, cos“ come per tutto il secolo successivo, Maratea fu amministrata da due municipalitˆ, dette, nel linguaggio curiale, Maratea superiore e Maratea inferiore, e, popolarmente, Castello e Borgo. I due nuclei abitati costituivano anche due distinte parrocchie: una con titolare il santuario di San Biagio e lĠaltra con la chiesa di Santa Maria Maggiore.

Svestizione della statua

Negli atti che portarono la festa di maggio anche alla Maratea inferiore non si indugi˜ a regolare come i parroci e clero avrebbero potuto esercitare le proprie funzioni ed esigere i propri diritti quando sconfinavano da una parrocchia allĠaltra. Ci˜ fu motivo di frizioni giurisdizionali.

Nella seconda metˆ del XVIII secolo, il parroco di Santa Maria Maggiore, Francescantonio Vita-Diodati (1711-1794), e quello di San Biagio, Domenico Lebotti (1729-1797), esacerbarono lo scontro al punto da rendere necessario il ricorso in sede giudiziaria. Per chiudere la vertenza, un dispaccio della Real Camera di Santa Chiara di Napoli del 20 gennaio 1781 impose di abolire la processione nei trasferimenti della statua cos“ eliminare ogni possibile tensione.

La forma non processionale del passaggio della statua da una parrocchia allĠaltra, da allora, viene resa evidente coprendo il simulacro con un panno di colore rosso. Non sono certe le ragioni della scelta del colore, ma gli storici locali hanno ipotizzato possa essere un richiamo alla natura di martire del santo.

Arrivo a Capo Casale.

Dal 1781 al 1931, la consegna della statua al sindaco e al parroco di Santa Maria Maggiore avveniva alla metˆ del percorso, nel luogo detto Muriceddi o Muricelli. Qui oggi si celebra la seconda benedizione del mare. A partire dalla festa del 1932, la consegna  stata spostata nei pressi della localitˆ Capo Casale, allĠingresso del paese e al termine del sentiero nel bosco.

In questo punto, una sorta di anfiteatro creato da una curva della strada provinciale che collega i due nuclei di Maratea e le frazioni Massa e Brefaro, nellĠanno del presunto milleduecentesimo anniversario della traslazione, il cittadino Biagio Vitolo (1887-1974) fece costruire, a proprie spese, un poggio monumentale. Ne risult˜ una spettacolarizzazione del momento della svestizione e consegna della statua.

Una sorta di teatralizzazione.

PerchŽ questo momento  cos“ sentito? PerchŽ il gioved“ di S. Biagio a Capo Casale ci piace cos“ tanto?

In primo luogo, dal momento in cui Maratea Castello  deserta, lĠarrivo della statua in paese , per cos“ dire, il vero e proprio inizio della festa di popolo. Seppure  vero che la festa di maggio inizi nel sabato che precede la prima domenica di quel mese, con la processione detta S. Biagio va per la terra,  solo da gioved“ che il simulacro del santo entra in unĠarea tuttĠora abitata.

In secondo luogo, a partire dal 1932 a Capo Casale  venuta a crearsi una sorta di grande teatralizzazione che ricrea, idealmente, di anno in anno, quello che una tradizione diffusa almeno dal XVIII secolo ritiene essere la storia dellĠarrivo delle reliquie del santo a Maratea.

La statua che arriva da lontano, accompagnata da fedeli ÒaltriÓ che si congiungono a quelli che la aspettano a Capo Casale, la sua rivelazione e la sottomissione della cittadinanza attraverso la consegna delle chiavi della cittˆ, sembrano quasi una rappresentazione allegorica della scena che ogni fedele marateota ha immaginato, almeno una volta nella vita, nel sentire la storia della nave che arriva a S. Janni, gli armeni che portano le reliquie del santo e la popolazione che le accoglie al Castello nominando S. Biagio il proprio patrono.

 

Maratea 11 maggio 2023

Luca Luongo

 

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